Fin dall’inizio della lettura, il romanzo di Daniela Frascati mi ha catturata. Nel 1914, i personaggi che popolano la vicenda condividono il tempo di un viaggio in transatlantico. Le loro personalità multiformi vengono presentate al lettore con acutezza, grazie ad un uso attento e personale della lingua.
A mio parere, è proprio la padronanza della lingua, asciutta, precisa e ricca di termini singolari, che fa la differenza in questo romanzo, rispetto alla maggior parte dei libri d’evasione.
La storia narrata è orchestrata in modo magistrale, senza cadute di climax, anzi si sviluppa in un crescendo di colpi di scena che lascia il lettore senza fiato. Ho ammirato come l’autrice sappia mescolare con disinvoltura il soprannaturale alla vita quotidiana, della quale sono presentate sia le bassezze che gli eroismi dei protagonisti, che si aggrappano alla vita come a una boa nell’oceano.
Per ultimo, sottolineo l’attualità del romanzo: vi si parla di mascherine, di isolamento, di epidemia… Non voglio rivelare di più, ma questo aspetto mi ha fatto riflettere, dato che “La passeggera” è stato pubblicato per la prima volta nel 2015. “Il Paradiso”, nome della nave che solca l’oceano e sulla quale si svolge tutta la vicenda, forse è una metafora, terribile e drammatica, del nostro mondo attuale.
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